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Acacie

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A Marta Bener, in memoria

Ventoso l'aprile quell'anno. Giocava il vento con le onde del mare, con la rua gonna. Spettinava la chioma delle palme a Mazara del Vallo, cioè a metà strada tra Europa ed Africa. Giocava con la tua gonna: belle gambe.
Se cerco ti ritrovo in una foto, in jeans, con un maglione rosso sulle spalle, posato come uno scialle. L'altro, al tuo fianco,è un poeta un po' folle, non fa che citare i suoi versi.
Nella hall dell'albergo ti ho visto baciare un ragazzo del luogo: la solita avventura, tu non sai che sarai il suo racconto per i prossimi lunghi inverni; nessuno di noi sa niente degli inverni futuri, tanto è vero che lasciandoci all'aeroporto di Punta Raisi ci diciamo arrivederci. Per strada ci siamo fermati a raccogliere rametti di acacie, poi sei diventata triste e hai parlato della tua bambina che ha un nome di stella: ti senti in colpa, ma passa. Nessuno sa niente degli inverni futuri. Arrivederci.
Ma il nostro amico, quello che guidava l'automobile e che ci fece fare un giro più lungo per visitare la tomba di un barone, morì d'infarto dopo qualche anno. Insegnava in una scuola in Puglia. Viveva solo:un pessimo rapporto con la moglie e non certo migliore con la vita. Che ne sarà del poeta? Che ne sarà di tutti gli altri? Già in tanti dormono, "dormono sulla collina".
Le palme spettinate dal vento, come allora, mi inducono al ricordo: Per qualcuno sarà ancora primavera, spero lo sia anche per te, per la bambina dal nome di stella, per quanti rimasti a vegliare nel lungo inverno che ti vide da donna mutarti in racconto, poi in sogno.

E' notizia recente. per te non è più primavera. E allora resistimi nel cuore, nel ricordo come il mare resiste alle stagioni, giovane come il vento che giocava con la tua veste.

 leopoldo attolico - 13/09/2010 11:14:00 [ leggi altri commenti di leopoldo attolico » ]

L’amabile invasività dell’elegia ci conferma ( se pure ce ne fosse bisogno ) l’attitudine dell’Autore a "dirla" senza celebrarla, secondo un suo codice molto personale e riconoscibile . Ancora una volta è una perdita/un’assenza/una mancanza a sancirne il fascino e la sottile suadente fruibilità.

 Franca Alaimo - 12/09/2010 20:56:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

un breve racconto dove rivive il ritratto appena accennato di una donna: la bellezza, la maternità, il gusto della vita, l’arte.
Il vento che passa all’inizio del racconto scoprendole belle gambe do Marta si è portato via alcuni dei personaggi. Le acacie che lei ha voluto raccogliere hanno sempre, insieme ai morbidi fiori, acute spine. E’ come se le cose si facessero premonitrici...

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